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I mendicanti della città di Quito sono scomparsi. È successo tutto in una notte, all'improvviso. La loro scomparsa ha liberato le strade della capitale ecuadoregna dai loro corpi malconci, dalle loro luride vesti e dalle loro implorazioni di carità. Dopo una retata della polizia sono stati tutti rinchiusi in piccolo commissariato. Ma nessuno può rinchiudere o cancellare le loro storie, i loro odori, il passato di questo popolo cencioso ed invisibile che reclama solo cibo e libertà, chiedendosi a gran voce «se siamo o non siamo necessari?». Nelle notti di detenzione il gruppo di straccioni, guidato dalla vecchia Gertrudis Tadeo, inizia a liberarsi. A raccontarsi, a condividere come una ballata collettiva le loro storie, i loro segreti più intimi, i loro destini più crudeli. Ed il potere delle parole diventa strumento di salvezza, di redenzione. Un libro duro, scomodo, rabbioso, come le vite dei mendicanti che si intrecciano, che provano a restituire brandelli di dignità perduta e ad infastidire il senso di carità che ciascuno di noi è convinto di possedere.